La Solfatara di Pozzuoli è uno dei 40 vulcani presenti nel territorio dei Campi Flegrei. In questo luogo è possibile assistere all’affascinante fenomeno delle fumarole, prodotto dall’attività vulcanica. La Solfatara è infatti un antico cratere vulcanico in quiescenza, ovvero, un vulcano che non erutta da tempo. Probabilmente la formazione risale a 3.700-3.900 anni fa. Tuttavia, da oltre due millenni manifesta dei fenomeni di vulcanismo secondario: emette delle fumarole, ovvero delle emissioni di vapore acqueo, delle esalazioni di CO2, dette anche mofete, e delle solfatare ovvero delle emissioni gassose di zolfo. Troviamo qui anche diversi vulcanetti di fango che eruttano argille, emettendo gas nell’atmosfera.
La solfatara di Pozzuoli
La Solfatara di Pozzuoli era già nota in epoca romana. Lo storico e geografo Strabone ne scrive nella sua “Strabonis geographica”, presentandola come la dimora del dio Vulcano. La Solfatara era l’ingresso per gli Inferi, il Forum Vulcani. Anche Plinio il Vecchio ne parla, chiamandola “Fontes Leucogei”, per via delle sue acque biancastre ricche di allume. I romani ne estraevano diversi minerali utilissimi in campo edile.
L’attività di estrazione mineraria era proseguita anche durante il Medioevo e nell’età moderna. Nel 1687 sul cratere è stata costruita la prima fabbrica per la depurazione dell’allume. Vi si estraevano anche il rosso di Pozzuoli, la terra gialla, lo zolfo, il bianchetto, e la piombina. A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo la Solfatara di Pozzuoli è diventata una delle principali tappe del Grand Tour. I suoi vapori e i suoi fanghi diventano elementi medicamentosi e in loco nascono importanti stabilimenti termali.
Nel Novecento si terranno delle visite guidate proprio all’interno del cratere, mentre l’attività termale andrà declinando. Diminuirà anche l’estrazione di minerali, sospesa del tutto negli anni Cinquanta dello scorso secolo.
All’inizio degli anni Settanta si sono verificate una serie di crisi bradisismiche, che hanno preoccupato gli esperti. L’attività sismica della Solfatara può rappresentare un pericolo per le aree urbanizzate circostanti, per questo l’area è monitorata continuamente. La Solfatara di Pozzuoli rappresenta oggi uno dei più importanti laboratori naturali di studi geologici d’Italia.
I principali punti di interesse della Solfatara di Pozzuoli sono:
La fumarola principale della Solfatara prende il nome di “Bocca Grande”. Da questa fuoriescono vapori alla temperatura di circa 160°, contraddistinti dal tipico odore di zolfo, che rimanda alle uova marce. In questi vapori si trovano sali minerali quali l’orpimento, il cinabro e il realgar. Questi, una volta emessi nell’atmosfera, si depositano sulle rocce circostanti, donando loro una peculiare colorazione che va dal giallo al rosso. All’inizio del Novecento, il vulcanologo tedesco Immanuel Friedländer aveva fatto costruire un osservatorio in questo luogo, distrutto poi dagli eventi di bradisismo degli anni successivi.
La Fangaia nasce dall’unione tra acqua piovana, vapore acqueo condensato e argilla. Il fango che nasce da questa mistura ribolle continuamente. È ricchissimo di sodio, magnesio, boro, vanadio, zinco e arsenico. Osservando la superficie di questo fango si possono notare delle caratteristiche striature scure. Queste sono costituite da particolari colonie di batteri detti Sulfolobus solfataricus, capaci di resistere alle altissime temperature del fango bollente. Non sono gli unici esseri viventi a popolare questo habitat estremo. Nel 1989 qui è stato identificato anche il Seira tongiorgii, una specie di insetto definito Collembola, capace di sopravvivere anche in ambienti molto acidi e ricchi di zolfo come la Fangaia. Attualmente si ritiene che questo insetto viva esclusivamente nella Solfatara di Pozzuoli.
Nell’Ottocento, due grotte naturali della Solfatara sono state rivestite in mattoni. Sono nate così le Stufe Antiche, delle strutture a uso termale in cui venivano convogliati i vapori delle fumarole. A causa della differenza di temperatura delle due, una prendeva il nome di Purgatorio e l’altra quello di Inferno. Oggi queste strutture non sono più utilizzate.
Anche il Pozzo d’acqua minerale è stato costruito nell’Ottocento con finalità termali. Ha una profondità di circa una decina di metri, mentre la sua falda varia nel tempo sia per gli effetti del bradisismo, che per la caduta delle precipitazioni stagionali. L’acqua estratta veniva utilizzata tanto per scopi curativi, che per estrarre allume.
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Photo Credits:
Foto di Norbert Nagel per Wikimedia
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