Karl Wilhelm Diefenbach: pittore e teosofo innamorato di Capri

Karl Wilhelm Diefenbach è stato un pittore e utopista tedesco che, ad un certo punto della sua vita e quasi per caso, si innamorò di Capri. Questo luogo dal fascino indiscutibile, inno alla vita in armonia con la natura, fu il nutrimento della sua arte e della sua filosofia naturista tanto da trattenerlo fino alla morte, nel 1913. Diefenbach ebbe una vita travagliata, scansò le regole e l’ipocrisia dell’alta borghesia, pagandone il prezzo. Le sue preziose opere sono custodite nel Museo della Certosa di San Giacomo di Capri, nel Golfo di Napoli, che lo celebra ancora oggi assieme ai tanti artisti che hanno subito il fascino dell’isola.

 

Karl Wilhelm Diefenbach, pittore e teosofo innamorato di Capri:

 

Uno spirito ribelle nella società borghese

Karl Wilhelm Diefenbach nacque nel 1851 a Hadamar, cittadina dell’Assia e capitale del granducato di Nassau. Fu il padre, pittore affermato anche lui, a nutrire la sua forte propensione all’arte della pittura e fra il 1873 e il 1874 fu incaricato di ritrarre la famiglia del granduca di Nassau, che diventò suo mecenate.

Fu una delle tappe cruciali della sua maturazione artistica: nonostante fosse ancora un giovane ragazzo, crebbe in lui una certa insofferenza le falsità dell’ambiente aristocratico e borghese. Dopo la morte di entrambi i genitori si ammalò di tifo e fu costretto a stare due anni in ospedale. Questo periodo travagliato gettò le basi della sua filosofia che elogiava la vicinanza dell’uomo alla natura, che rinunciasse alla ricchezza e al superfluo per abbracciare uno stile di vita semplice. Da questo punto comincerà ad essere ricordato per vestire sempre un saio monacale e dei sandali ai piedi.

Ebbe tre figli: Helios (avuto poco dopo la malattia e chiamato così quando, cagionevole di salute, lo espose ai raggi del Sole), Stella e Lucidus. Diefenbach continuava a predicare il rifiuto per la monogamia, il vegetarianismo e “pace e fratellanza universale e un ritorno a una vita semplice”, in aperto conflitto con gli ambienti alto-borghesi in cui era cresciuto e della Germania che si affacciava all’industrializzazione. Abbracciò la dottrina teosofica, che voleva l’uomo libero da tutto ciò che è materiale attraverso esperienze spirituali e visionarie.

La sua eccentricità suscitò grande ammirazione e consenso fra i giovani, e raccolse presto molti proseliti. Di contro, suscitò il disprezzo delle autorità. Dopo la sua predica “Sulle origini della miseria umana” gli fu proibito di parlare in pubblico e fu operata contro di lui una vera e propria campagna diffamatoria, che lo accusò di sobillare i giovani e incitarli alla ribellione, oltre che di una condotta dissennata.

 

Alcune tappe della sua carriera artistica

L’ostilità generale lo spinse, nel 1885, a stabilirsi nella cava abbandonata Steinbruchhaus di Höllriegelskreuth, in Baviera. Qui, inseguì il sogno di fondare un laboratorio artistico e di condurre la vita che ha sempre predicato. Riuscì ad esporre a Monaco grazie all’aiuto dell’amico Hoppener, con cui però litigò. La sua tappa successiva fu Vienna dove, grazie all’interesse del mercante Karl Mauer, espose all’Österreichischer Kunstverein undici grandi murales. Alla periferia di Vienna fondò Humanitas, una comunità dedita al vegetarianismo, alla condivisione dei beni e ai paradigmi del modello di vita promulgato dal pittore.

Infine ci fu la tappa di Trieste, dove l’artista realizzò il fregio di 70 metri per il transatlantico austriaco Franz Ferdinand Erzherzog. Il suo ultimo viaggio lo portò sull’isola di Capri, nel 1899.

 

Gli anni a Capri, l’oasi degli artisti rivoluzionari

Capri in quegli anni era in pieno fermento artistico: gli esponenti di note e meno note correnti di pensiero passavano di lì per ispirarsi e insegnare. Oscar Wilde, lo scrittore russo Maksim Gorki e molti altri artisti rivoluzionari fuggivano dalle censure dell’Europa per coltivare lì la loro arte.
Diefenbach era fra questi: celebrando le scogliere aspre dell’isola, un mare tremendo e una natura selvaggia, l’utopista poté così trovare la serenità nel vivere secondo il suo stile di vita senza impedimenti, lontano dalle ostilità della sua terra natìa. Nonostante fosse ancora al centro di commenti ironici e sprezzanti sulla sua condotta di vita, non fu vittima di grande astio dalla popolazione locale e di altri artisti.

Fu molto prolifico: negli ultimi tredici anni della sua vita produsse oltre duecento dipinti nel laboratorio di Casa Grande. Morì nel 1913 per una peritonite.

La sua eredità artistica non fu apprezzata subito e, anzi, le sue opere vennero lasciate all’abbandono. Fu Fridolin Von Spaum, figlio di Stella Diefenbach, a salvare le opere rimaste. Nel 1974 fu istituito il Museo Diefenbach, all’interno della Certosa di San Giacomo: sono esposte 31 tele, 5 sculture in gesso, e un ritratto del pittore ad opera di Ettore Ximenes.

 

L’arte di Diefenbach

L’arte di Diefenbach non può che offrire uno scorcio della sua anima tormentata, votata alla coltivazione dello spirito. La pittura è proprio il veicolo del sacro e i simbolismi rappresentati possono essere letti soltanto abbandonando i paradigmi che trattengono l’uomo alla materia. I suoi dipinti sono caratterizzati da tinte fosche di bitume e nerofumo, tratti vaghi ed evanescenti, figure mitologiche in cui spesso sono protagoniste le donne. Inquietanti, misteriose, drammatiche, le figure e le scene rappresentate sono fortemente emotive, al punto da sacrificare l’impiego di tecniche più raffinate e proporzioni più precise.

Tramite questa emotività spirituale Diefenbach elogiò i paesaggi più suggestivi di Capri in dipinti dallo straordinario valore come Alba Dal Monte Solaro A Capri, Capri e Scogliere di Capri.

Se volete visitare il Museo dedicato a Diefenbach prenotate il vostro traghetto per Capri per scoprire tutto il suo amore per l’isola.

 

 

Photo Credits
Foto di Sporti da Wikimedia

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